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LE CAUSE PRINCIPALI DEL MAL DI SCHIENA
Quando si parla di mal di schiena, in genere si fa riferimento a una serie di sintomi del tratto dorso-lombare della colonna vertebrale che sfociano in dolori e limitazioni nei movimenti.
In realtà , poichè la colonna è un’unità funzionale unica, dalla prima vertebra cervicale fino all’osso sacro, una qualsiasi disfunzione di un suo tratto, porta inevitabilmente a problemi anche negli altri distretti.
(Per questo motivo non considero mai i problemi di cervicalgia, senza valutare tutta la dinamica della colonna, e lo stesso vale per un dolore localizzato in altri distretti.)
Detto questo è pur vero che il dolore che causa la maggior disabilità (in termini di frequenza del fenomeno e intensità del dolore) è il DOLORE LOMBALGICO.
Questo comporta spesso e volentieri situazioni in cui si è impossibilitati a svolgere le proprie mansioni, compreso il lavoro e la vita quotidiana, principalmente a causa del dolore. Tutto ciò può diventare insopportabile e ovviamente invalidante, proprio come una malattia a tutti gli effetti.
Ognuno poi ha il proprio modo di vivere questo tipo di problema, tant’è che si possono distinguere dei fattori che peggiorano nettamente la situazione come preoccupazione, paura, traumi, depressione, stanchezza e dei fattori che invece tendono a migliorarla come calma, suggestione, terapie fisiche, piacere, attività , fisica, fiducia nel terapeuta ecc.
La scienza ha finora dimostrato chiaramente che soltanto il 20% di questi disturbi è provocato da un problema specifico della colonna vertebrale come i seguenti: ernia del disco, artrosi, osteoporosi, osteocondrosi giovanile, dislocazione dei corpi vertebrali, alterazioni congenite della fusione dell’anello posteriore, scomparsa dell’ultima vertebra lombare (spazio L5-S1), tumori, gravidanza.
Il restante 80% è provato da forme comuni che prendono anche il nome di aspecifiche e hanno sempre delle concause che ne provocano la comparsa, aggravando ulteriormente il problema nella maggior parte dei casi:
- ObesitĂ e sovrappeso
- Altezza corporea
- Microtraumi frequenti
- Sforzi eccessivi al lavoro
- Stress
- SedentarietĂ
- Posture scorrette
La stragrande maggioranza delle lombalgie ha origine da fenomeni aspecifici e sono quindi comuni o idiopatiche, la medicina purtroppo tende sempre a non considerare più di tanto quest’aspetto, concentrandosi principalmente sulle cause più gravi.
E’ è giusto ricordare che anche i giovanissimi possono soffrire di mal di schiena ( vedi articolo precedente ) , anzi sono stati notati a seguito di un’indagine picchi del problema sui 12 anni nei maschi e 13 nella femmine, nella maggior parte dei casi spesso la causa può essere dovuta ad attività sportiva intensa.
Avanzando leggermente con l’età verso 15/17 anni, la lombalgia è anche in questo caso derivante nella quasi totalità dei casi da natura traumatica, da attività sportiva intensa o competitiva. Così come tra i 17 e 20 anni, dove però ci possono essere ripercussioni su disturbi della colonna in età più adulta e dove si fa più frequente il ricorso a cure mediche, anche per via delle preoccupazioni di allenatori e famigliari, che rivolgono però la loro attenzione principalmente alle prestazioni sportive.
Ovviamente con l’avanzare dell’età e un invecchiamento dell’organismo, il mal di schiena e le lombalgie tendono a presentarsi con più frequenza, soprattutto se legate a componenti come quelle già viste poco sopra.
Esistono due tipi di mal di schiena:
la LOMBALGIA ACUTA e la LOMBALGIA CRONICA
La lombalgia acuta è caratterizzata da un tipo di dolore, causato da una lesione legamentosa, articolare ma più spesso discale, che si accompagna a fenomeni infiammatori. L’infiammazione e il dolore fanno parte del processo di guarigione e cessano, quindi, a guarigione completata in massimo 30 giorni.
Il dolore acuto a livello del rachide è, quindi, un segnale d’allarme per un’avvenuta lesione, una reazione di difesa, uno stimolo a cambiare posizione; ha un ruolo protettivo e adattativo, serve a impedire i movimenti che possono danneggiare ulteriormente la colonna vertebrale.
La chiave di passaggio fra la lombalgia acuta e quella cronica sono i fattori secondari, fattori di mantenimento del dolore anche a fronte di una totale guarigione delle strutture rachidee lese. Questi fattori sono detti fattori di rischio di cronicizzazione e sono sia fisici che, soprattutto, psichici e sociali.
I fattori di rischio fisici sono una pregressa lombalgia, una lunga durata dei sintomi, un dolore esteso, un dolore irradiato agli arti inferiori, una limitazione della mobilità articolare, una errata gestione ergonomica del corpo, un basso livello di attività fisica, il sovrappeso, il fumo e altri disturbi dell’apparato locomotore.
Quelli psichici sono lo stress, la scarsa cura personale, un auto valutazione di scarsa salute, la depressione.
Infine, i fattori di rischio sociali sono l’insoddisfazione professionale, il disagio sociale, la sindrome da indennizzo.
La lombalgia cronica, quindi, tende a far perdurare il dolore oltre i 3 mesi anche a fronte di una lesione inesistente.
Il dolore cronico non ha una funzione protettiva, diventa autonomo, nocivo, riduce la funzionalitĂ del rachide e favorisce la disabilitĂ .
OBIETTIVI: RECUPERO DELLA LOMBALGIA
- Trattare il dolore con mezzi che riducano il riposo a letto e la dipendenza dai farmaci;
- Migliorare la funzionalitĂ vertebrale e rieducare la postura;
- Insegnare una corretta ergonomia vertebrale nella vita quotidiana e nel lavoro;
- Insegnare al paziente l’autogestione delle manifestazioni a carattere cronico ed infondere fiducia nelle proprie capacità fisiche;
- Ritorno veloce alle normali attivitĂ lavorative e domestiche.
LOMBALGIA ACUTA (7 giorni)
Il trattamento in fase acuta si basa principalmente sulla fisioterapia e sulla chinesiterapia, limitando al minimo il riposo a letto e l’assunzione di farmaci quali analgesici e miorilassanti.
In questa fase è importante condurre il paziente ad autogestire il proprio corpo, riducendo il dolore e prevenendone le recidive e la cronicizzazione.
La ginnastica medica deve essere precoce e passare attraverso questi step:
- esercizi di rilassamento ed allungamento
- esercizi di educazione posturale.
Il periodo che va dai 7 giorni alle 7 settimane rappresenta un momento molto delicato, di transizione dalla fase acuta alla fase cronica indicabile con il nome di fase sub-acuta.
In caso di miglioramento, è consigliato un trattamento riabilitativo conservativo, sovrapponibile alle modalità impiegate nella lombalgia cronica. In caso di peggioramento, invece, saranno effettuate ulteriori indagini e proposte differenti soluzioni terapeutiche, eventualmente chirurgiche.
LOMBALGIA CRONICA ( dai 2 ai 6 mesi)
Il trattamento in questa fase ha i seguenti obiettivi:
- Insegnare una corretta gestione della colonna;
- Ottenere un buon allenamento funzionale per svolgere le attivitĂ lavorative e domestiche;
- Mantenere una buona condizione fisica generale atta a prevenire le recidive ed in grado di garantire una buona qualità di vita;
- Sensibilizzare il paziente verso l’autogestione del proprio problema;
- Ridurre l’importanza dei fattori di rischio individuali, questi infatti possono condizionare l’esito della terapia.
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Per ottenere un buon allenamento funzionale si deve:
- Svolgere costantemente gli esercizi chinesiterapici, anche a domicilio
- Correggere le posture errate nel lavoro e nell’ambiente domestico
- Adottare quando possibile posizioni di scarico vertebrale
- Sensibilizzare il paziente verso l’autogestione del proprio problema.
Il programma della Back school è caratterizzato da sei cardini:
- Informazione,
- Ginnastica preventiva, antalgica e rieducativa
- Uso corretto della colonna vertebrale
- Tecniche di rilassamento
- Alimentazione e stile di vita
- Consuetudine all’attività motoria
In situazioni di tensione ed ansia, i muscoli rimangono contratti e viene così ridotta la circolazione, con una conseguente riduzione dell’apporto di ossigeno e rimozione delle scorie; inoltre, vi è un aumento della pressione intradiscale del 50%.
Tutto questo può provocare rigidità articolare, discopatia, spondiloartrosi e processi infiammatori a causa del dolore ischemico.
Uno studio ha dimostrato che la musicoterapia è un valido trattamento complementare per chi soffre di mal di schiena cronico, aiutando anche a ridurre l’ansia e la depressione conseguenti a questa patologia .
Un altro studio molto importante ha dimostrato come i dolori alla schiena ed al collo possano essere causati dall’attività professionale, sia per stress fisici che psicosociali .
Risulta quindi utile effettuare esercizi di respirazione per sbloccare il diaframma ed ottenere un migliore funzionamento cellulare di tutti gli organi e gli apparati attraverso una buona ossigenazione, fare degli esercizi di allungamento per alleviare le tensioni muscolari ed utilizzare la musica per potenziarne gli effetti.